Perchè ci innamoriamo proprio di una persona? Come la si sceglie e cosa trasforma un’infatuazione in una relazione in cui “vissero felici e contenti”
Dal punto di vista neurofisiologico, innamorarsi, è un po’ come mangiare buon cibo, fare sesso o assumere sostanze stupefacenti, poiché nell’innamoramento il cervello rilascia dopamina il neurotrasmettitore che insieme ad altri, favorisce il piacere e stimola l’accelerazione del battito cardiaco, l’aumento della pressione arteriosa e probabilmente la comparsa di farfalle nello stomaco.
Innamorarsi per la biologia non è sicuramente un affare misterioso, piuttosto un cocktail chimico che se ben dosato può dare come effetti collaterali il “vissero per sempre felici e contenti”.
Purtroppo o per fortuna, dal punto di vista psicologico, innamorarsi è una faccenda ben più complessa che in apparenza può “colpire” come un fulmine in un preciso istante, ma che riguarda la “tutta” la persona compresa la sua storia familiare e di vita.
Analizziamo per esempio, l’ultima volta che vi siete innamorati e proviamo a considerare i fattori concomitanti che hanno concorso a creare quell’attimo “fatale” e che vi hanno fatto perdere la testa per quella persona.
E’ probabile che quel periodo coincida con un momento della vostra vita in cui eravate in qualche modo predisposti ad un cambiamento, in cui qualcosa “dentro di voi” o meglio nel vostro modo di guardare le cose stesse cambiando. E’ inoltre probabile che la persona di cui vi siete innamorati in qualche modo rappresentasse per voi “una possibilità” per rendere la vostra esistenza migliore, che suscitasse in voi ammirazione e allo stesso tempo la sensazione di avere qualcosa di profondamente simile. Da un lato quindi, una vostra predisposizione ad innamorarvi, dall’altro l’aver incrociato sulla vostra strada una persona che vi ha attratto, catturato, ipnotizzato come la ruota del pavone, durante i suoi corteggiamenti.
Andando oltre nell’analisi, potremmo chiederci quali sono le caratteristiche, le peculiarità che vi hanno fatto innamorare proprio di lui o di lei e paradossalmente scoprire qualcosa su di voi ovvero ciò che in quel momento sentivate come attraente e per quale motivo.
In altre parole il fascino sta (anche) negli occhi di chi osserva e chi scegliamo, rivela molto più di noi stessi che non di chi viene scelto.
Le persone ci attraggono, se il loro modo di essere risuona con il nostro modo di vedere le cose e se allo stesso tempo prospettano la possibilità di ampliarlo; il vostro amato, sarà probabilmente una persona che condivide alcuni vostri “valori” fondamentali, quelli su cui voi ancorate la vostra esistenza ma che allo stesso tempo vi mette un po’ in discussione, vi fa riflettere e crescere facendovi intravedere qualcosa che va oltre. L’innamorato, bussa alla porta più nascosta di voi stessi e senza che ve ne accorgiate, innesca un processo di trasformazione. La “magia” che muta un innamoramento in una relazione duratura e trasformativa, sta proprio nella possibilità che le persone si lascino trasportare in territori “estremi” , ai confini delle proprie convinzioni. Da qui l’evoluzione di coppia: riscrivere delle parti della propria persona insieme (se condivise) o grazie all’altro (se rielaborate grazie all’incontro). Quando ciò non avviene, invece, inizia un gioco forza in cui le persone all’interno della coppia tentano di sopraffarsi, imponendo il proprio punto di vista sull’altro, non considerando altre possibilità da quelle pensate. La relazione si carica di pretese, invece che di proposte e l’altro viene investito del potere soprannaturale di una divinità: la capacità esclusiva di renderci felice diventando così “colui che soddisfa gli altrui bisogni”. L’esito di tutto ciò è a volte la rottura , a volte il “vissero infelici e scontenti” e nella maggior parte dei casi la non tolleranza di quegli stessi tratti che inizialmente vi hanno fatto innamorare e che al calar della sera vi faranno definire la persona come “incompatibile”.
Innamorarsi non è sempre facile, dipende dalla propria disponibilità a fidarsi, mettersi in gioco, vivendo le relazioni come un luogo di crescita in cui si vede l’altro e in cui l’altro diventa un’occasione per ri-vedersi.
Nemmeno disinnamorarsi è facile, è necessario accettare che i propri bisogni e quelli della persona amata siano talmente diversi da prospettare strade inconciliabili e focalizzarsi piano piano solo su quei dettagli poco seducenti ed apprezzati. A quel punto all’ex amato non solo compariranno difettucci prima invisibili ma diventerà nient’altro che quel difetto e dello splendido pavone (o pavona) ammaliatore, resterà qualche piuma forse da venerare, forse da spolverare.
Dott.ssa Nicole Francesca Lisi psicologa psicoterapeuta, mediatrice familiare in formazione