Ha l’uomo quattro cose
che non servono nel mare:
ancora, timone e remi,
e paura di naufragare.
(Antonio Machado)
Viandante non c’è via,
la via si fa con l’andare.
(Antonio Machado)
Solitamente con il termine ansia, ci si riferisce ad uno stato caratterizzato da un vissuto di attivazione, irrequietezza, una sensazione di sospensione, quasi di paura di un qualcosa a cui non si riesce a dare un nome. Questo sentire oltre assumere una connotazione negativa e ad avere ripercussioni sul piano fisico (compaiono spesso disturbi gastrici, insonnia, palpitazioni, sensazione di non respirare ecc.) viene spesso associato ad una sfera di disagi psico-fisici e quindi considerato sia sul versante psicologico che medico. L’approccio all’ansia è spesso vissuto, e di conseguenza trattato come una patologia e pertanto la “cura” passa attraverso farmaci ansiolitici o terapie psicologiche che hanno lo scopo di “eliminarla” o “tenerla a bada”.
Vorrei ora offrire una chiave di lettura diversa per comprendere questa sensazione, che nonostante spesso spiacevole, considero come un’esperienza “umana”, non per forza sintomo di un problema psicologico da “curare” o a cui porre rimedio. Questa visione, è offerta dalla psicologia dei costrutti personali di George Kelly (1956) la quale considera l’ansia, ma ancor prima tutte le “emozioni” (paura, colpa, aggressività, rabbia, vergogna ecc.) legate a dei momenti di cambiamento, delle transizioni, pertanto indicatori di qualcosa che si sta modificando.
In quest’ottica non è importante se l’ansia è “causata” da uno stato di attivazione fisico, psicologico, o situazionale, è invece fondamentale il significato che questo sentire ha per la persona, poiché offre un’idea del tipo di cambiamento che sta vivendo, della “sfida” che si trova ad affrontare.
L’ansia, in particolare indica la percezione che ha una persona quando si sente priva degli strumenti necessari a leggere ed affrontare una situazione che gli si pone davanti.
Quest’esperienza è legata al rendersi conto che la nostra mappa interpretativa di un evento, il nostro modo solito di dare senso a quella cosa, non è più così utile e funzionale, di conseguenza quell’evento ci richiede di trovare altre spiegazioni e significati che funzionino meglio per comprenderlo. Un esempio comune che può aiutare a capire cosa s’intende potrebbe essere il ripensare a quelle sensazioni di spaesamento che si provano nel momento in cui ci si reca in una città sconosciuta, dove la lingua, la cultura ma anche la sola urbanistica essendo differente dalla nostra quotidianità, disorientano. Provate ad immaginare di recarvi in una Tokyo o in una Pechino dopo aver vissuto tutta una vita in un piccolo paese di provincia. Comprendere (non solo la lingua) ma anche i codici di comportamento altrui, può essere un’esperienza altamente ansiogena. Semplificando, e continuando sulla scia dell’esempio, quest’esperienza di spaesamento, ci pone di fronte alla necessità di trovare una “nuova mappa” per poterci orientare in un mondo ora sconosciuto, che piano piano verrà costruita attraverso l’esperienza che di questo saremo in grado di fare, negli svariati modi che riusciremo a concepire. Piano piano inizieremo a fare nostre delle parole, a riconoscere delle strade e a comprendere i gesti o i rituali delle persone che incontriamo. Ricostruiremo dei significati diversi, fino a che un po’ alla volta il “nuovo mondo” non ci sembrerà familiare o per lo meno più comprensibile. Ma pensate che cosa succederebbe se continuassimo, ostinatamente a voler interpretare le nuove situazioni attraverso le chiavi della nostra cultura, lingua ecc. Lo spaesamento sarebbe continuo, frustrante e ad un certo punto estenuante.
Questo esempio potrebbe anche essere letto come metafora per spiegare l’esperienza e le sensazioni che molte persone sperimentano nella propria vita e che spesso portano a ricercare un consulto psicologico o una psicoterapia. Alcune persone sembrano vivere in una sorta di confusione, di disorientamento al quale non sanno attribuire un significato, una causa e di conseguenza difficilmente riescono ad affrontare la situazione se non avendo la sensazione di essere sopraffatti da qualcosa che non ci si spiega. Compito della psicoterapia è allora quello affiancare la persona nella sua strada e camminare con lei mentre ricerca la sua mappa; cercando di dare un senso a ciò che appare incomprensibile e cercando di ipotizzare dove porteranno le strade intraviste.